IL TEMPO DELLA COMPLESSITA’
di Mauro Ceruti
Per l’edizione speciale del Complexity Literacy Meeting dedicato a Politica & Economia, Giuseppe O. Longo – cibernetico, teorico dell’informazione, epistemologo, scrittore, attore e traduttore – ha presentato come Lettore il Libro:
Il tempo della complessità
Conversazione con Walter Mariotti
pubblicato nel 2018 per Raffaello Cortina Editore
CHI E’ L’AUTORE:
Mauro Ceruti, filosofo e teorico del costruttivismo e del pensiero complesso, è professore ordinario di Filosofia della Scienza all’Università IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione) a Milano, dove è stato Direttore del Dipartimento di Studi classici, umanistici e geografici.
Allievo di Ludovico Geymonat, ha svolto poi attività di ricerca a Ginevra nel gruppo coordinato da Alberto Munari presso la Faculté de Psychologie et Sciences des l’Éducation fondata da Jean Piaget, e a Parigi presso il Centre d’études transdisciplinaires – sociologie, anthropologie, politique del CNRS diretto da Edgar Morin.
È stato Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Milano Bicocca e delle Facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze della Formazione dell’Università di Bergamo, dove è stato anche Direttore della Scuola di dottorato in Antropologia ed Epistemologia della Complessità. Ha insegnato anche al Politecnico di Milano e all’Università di Palermo.
È stato membro del Comitato Nazionale per la Bioetica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente della commissione del Ministero della Pubblica Istruzioneper l’elaborazione delle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione.
Nella XVI Legislatura (2008-2013) è stato Senatore della Repubblica, eletto nelle liste del Partito Democratico. (dal sito: www.mauroceruti.it)
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Breve descrizione dei contenuti del Libro (dalla bandella laterale):
Perché non riconosciamo più il mondo in cui viviamo? Perché il mondo ci appare lo stesso, ma anche diverso, un mondo incomprensibile che funziona secondo logiche sconosciute? E perché in questo mondo nuovo accadono cose in grado di ribaltare destini e realtà in tempi e modi una volta impensabili? Il libro entra nel cuore di queste domande. Le crisi dell’umanità planetaria rendono urgente l’educazione a un pensiero complesso: le conoscenze specialistiche, pur avendo apportato progressi, hanno frammentato i saperi e sono diventate un ostacolo alla comprensione degli attuali problemi globali, politici, economici, sociali, spirituali. In un percorso interdisciplinare, Mauro Ceruti tratteggia il “tempo della complessità”, la nuova condizione umana e la nuova epoca in cui ci troviamo a vivere. Una condizione e un’epoca radicalmente differenti da tutte quelle che l’hanno preceduta.
Ecco perché Giuseppe O. Longo consiglia questo libro:
Imparare a vivere con la complessità
Quarant’anni fa, nella primavera del 1978, Michel Foucault è impegnato in un tour di conferenze in Giappone. Al termine di una lunga intervista rilasciata a Morioki Watanabe, esprime la convinzione che, alla stregua dei philosophes del XVIII secolo, l’intellettuale di oggi potrà svolgere al meglio la sua funzione non certamente enunciando verità profetiche, ma diagnosticando il presente, gli accadimenti in corso, spesso invisibili per la loro prossimità, e conclude: “Credo che il sapere, nelle nostre società, sia diventato attualmente qualcosa di così ampio e di così complesso da essere ormai il vero inconscio delle nostre società. Noi non sappiamo davvero quel che sappiamo, non conosciamo quali siano gli effetti del sapere. Per questo mi sembra che l’intellettuale possa assolvere il ruolo di colui il quale trasforma questo sapere, che domina come l’inconscio delle nostre società, in una coscienza”. Il lavoro di ricerca e di elaborazione, che, già da alcuni decenni, Mauro Ceruti conduce, collima sicuramente con l’immagine foucaultiana di “filosofo”, come conferma anche la sua ultima fatica: il libro-intervista edito da Raffaello Cortina di Milano e intitolato Il tempo della complessità.
Il libro si apre con una sintetica e illuminante ricognizione della storia della civiltà umana, condotta all’insegna di alcune polarità o dualità:
differenziazione – omologazione
diffusione – frammentazione
identità – diversità
globalità – località
identità – diversità
unità – molteplicità
Su queste polarità Ceruti insiste a più riprese, mettendo in luce come la complessità crescente di un mondo sempre più interconnesso (con tutte le conseguenze di carattere etico e politico) per essere non solo studiato ma anche compreso non possa ripetere gli schemi tradizionali di lettura e di intervento.
Bisogna prendere atto che gli stati nazionali (rigidi, monoetnici, esclusivi, centralistici, territoriali) sono tramontati con la lunga guerra d’Europa (1870-1945): non possono più rappresentare la soluzione politica se non a patto di un irrigidimento che prelude alla dissoluzione della politica classica sotto i colpi di una realtà in continua evoluzione e che prepara il suicidio globale dell’umanità, assediata da problemi ambientali, climatici, di risorse e di sfruttamento dovuti a un eccesso di fiducia nei propri mezzi intellettuali e soprattutto tecnici e di disinvolta irresponsabilità (si veda Il principio responsabilità di Hans Jonas, Einaudi).
Queste premesse sfociano inevitabilmente in:
1) una visione federalistica dell’Europa, che consentirebbe di superarne la debolezza manifesta in ambito internazionale, dopo che gli Europei hanno dato al mondo la cultura e la civiltà
2) una visione inclusiva delle migrazioni e un’analisi delle cause di questo fenomeno che peraltro è da sempre tipico di Homo sapiens
3) una visione disincantata della crisi della politica, ostaggio da una parte della finanza e dall’altro della tecnologia
4) la necessità di ripensare il concetto di progresso, svincolandosi dal nodo scorsoio della crescita.
È l’opera lucidissima e appassiona di un epistemologo di lungo corso, cresciuto alla scuola di Ludovico Geymonat e approdato a quella di Edgar Morin (è di quest’ultimo la prefazione al libro), che da anni osserva lo sviluppo delle scienze e dei saperi con la consapevolezza che le sfide della conoscenza umana e i modi di intelligibilità che le orientano si legano storicamente, in modo esplicito o sotterraneo, alle prospettive culturali, etiche e politiche delle società umane.
È evidente che questa visione rivoluzionaria della civiltà richiede una rivoluzione altrettanto radicale della nostra cultura, che non dovrebbe più essere fondata sui giochi ‘a somma zero’ in cui uno vince e l’altro perde, ma sui ‘giochi a somma positiva’ in cui tutti guadagnano.
Ma a questo scopo mi torna utile ricorrere al concetto di ‘autodomesticazione’ proposto da Claudio Tuniz e Patrizia Tiberi Vipraio in La scimmia vestita, Carocci, 2018. Si tratta di un procedimento di autoeducazione che porta all’attenuazione di alcune delle caratteristiche tipiche di Homo sapiens, specie del maschio: sopra tutte l’aggressività e l’avidità, i cui aspetti positivi sono, nel mondo attuale, complesso, globale e interconnesso, ampiamente superati dagli aspetti negativi. Come l’uomo ha addomesticato alcune specie animali (sottoponendo le altre a quella che ormai è evidentemente la sesta estinzione di massa), così dovrebbe esercitare su sé stesso un’opera di mitigazione e smussamento delle caratteristiche più devastanti.
Se vuole sopravvivere, il che non è necessariamente né necessario né utile al grande sistema complesso che è la Terra.
SCARICA LA SCHEDA DEL LIBRO: IL TEMPO DELLA COMPLESSITA’
Il tempo della complessità di M. Ceruti -libro consigliato da G. O. Longo
Per approfondimenti:
Leggi la recensione del libro su Corriere della Sera – Blog di Luigi Ripamonti: “Più profondo del mare. Com’è complesso il male”
Leggi intervista di Matteo Angeli a Mauro Ceruti, Ytali: “Siamo una comunità di destino”
Leggi “Nel tempo della complessità serve un umanesimo planetario” di Edgar Morin su TuttoLibri (La Stampa)
Guarda la recensione video di Corrado Augias per Repubblica: “E se la sfida del futuro fosse la cittadinanza planetaria?”
Guarda il video di Mauro Ceruti: “La complessità del progresso”: